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Art Sharer: un nuovo modo di raccontare l’Arte. Intervista a Ottavia Cerra aka @unaottyalmuseo

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Art Sharer: un nuovo modo di raccontare l’Arte. Intervista a Ottavia Cerra aka @unaottyalmuseo 

Siamo abituati a pensare che sui social network gli influencer parlino soltanto di argomenti frivoli, fortunatamente non è così. Sempre più diffusi, infatti, sono i profili specializzati in divulgazione, una su tutti quella artistica; è il caso di Ottavia Cerra (su Instagram @unaottyalmuseo), fiorentina di adozione e laureata in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali  all’Università Ca’ Foscari di Venezia. 

Ottavia è uno dei tanti esempi di come è possibile raccontare l’Arte in modo semplice e divertente attraverso i social, senza perdere di vista il fattore educativo. E ci riesce bene, visto che il suo account conta più di 2.000 follower.
Questo nuovo modo di valorizzare i beni culturali apre la strada a nuove tipologie di fruizione, incoraggiate anche dalla tecnologia e dai nuovi mezzi di comunicazione.

Di recente, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche chiacchiera con lei, che ci ha raccontato com’è nato il progetto di @unaottyalmuseo e qual è il suo punto di vista, sia da studentessa, che da lavoratrice, sulla situazione attuale nei Musei e nelle Scuole in materia di digitale. 

Ciao Ottavia, grazie intanto per aver accettato di partecipare alla nostra intervista. Raccontaci un po’ di te e di com’è nato il progetto di @unaottyalmuseo.

Ciao, è un piacere per me e vi ringrazio moltissimo per l’opportunità di poter parlare del progetto @unaottyalmuseo. Durante gli anni universitari trascorsi a Venezia, dove ho conseguito la Laurea triennale in “Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali”, ho lavorato come mediatrice culturale presso alcune fondazioni di arte contemporanea. Durante queste esperienze, mi sono resa conto di quanto le persone si sentissero inadeguate ad avvicinarsi ai musei perché spesso influenzati dallo stereotipo che l’arte sia noiosa e per gente colta. Quindi, dopo aver conseguito la laurea triennale, ho deciso di avviare il progetto @unaottyalmuseo con l’intento, forse un po’ ambizioso, di abbattere questo luogo comune!

Secondo te, gli strumenti digitali potrebbero aiutare i visitatori nel comprendere meglio il significato di un’opera? Pensi che sia giusto integrarli a supporto della visita in loco?

Assolutamente sì! Sono convinta che gli strumenti digitali possano essere molto utili durante le visite guidate perché potrebbero mostrare da vicino i dettagli delle opere d’arte, fornire informazioni ulteriori ai visitatori o per rendere la visita ancora più interattiva, dinamica e coinvolgente.

Hai avuto la possibilità di testare ArtCentrica, la nostra applicazione per l’insegnamento e l’apprendimento dell’Arte, rivolta al settore educativo. Con il rischio di sembrare autoreferenziali, cosa ti ha colpito di più della piattaforma?

Esplorando la vostra piattaforma mi sono resa conto di quanto l’utilizzo sia semplice ed immediato.  Ho apprezzato molto la risoluzione delle immagini: anche se zoomate moltissimo non perdono qualità, mantenendo i colori più simili possibile all’originale e facendo emergere i più piccoli dettagli dell’opera. La funzione che preferisco è sicuramente la “Timeline” perché ti permette di avere un’idea chiara di come si sia evoluta l’arte nel corso del tempo.

Con la pandemia abbiamo assistito al periodo DAD. Pensi che, in generale, gli strumenti digitali possano realmente innovare – in maniera costruttiva – il modo di insegnare la Storia dell’Arte, al di là dell’esperienza dovuta al periodo pandemico?

La pandemia ci ha fatto capire quanto possa essere utile la tecnologia, se usata in maniera consapevole e attenta. Gli strumenti digitali quindi possono essere un ottimo modo  per “svecchiare” il modo di insegnare Storia dell’Arte che spesso viene fatta in modo poco coinvolgente o addirittura noioso! Inoltre, potrebbero essere un ottimo supporto per ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento.

Si dice sempre che i giovani siano poco interessati all’Arte, ma è davvero così? Secondo te cosa andrebbe migliorato a livello di comunicazione?

Non credo che i giovani siano poco interessati, anzi vedo moltissimi ragazzi che frequentano mostre e musei. Credo però che siano influenzati dallo stereotipo che i musei siano luoghi noiosi! Le istituzioni museali spesso utilizzano un linguaggio complicato e difficile che allontana le persone e fa sentire anche “non all’altezza”. 

Raccontare aneddoti, curiosità, mostrare dettagli nascosti o semplicemente utilizzare un linguaggio chiaro e semplice potrebbe aiutare i giovani ad apprezzare l’arte e a frequentare in maniera più attiva il museo!

Come risponde il pubblico alla figura dell’art sharer? 

Per quanto mi riguarda, ho sempre avuto la sensazione che le persone apprezzino moltissimo il lavoro che fanno gli art sharer. Sono interessati a scoprire curiosità artistiche, nuove mostre da visitare, luoghi d’arte non molto conosciuti e, perché no, anche ad imparare cose nuove inerenti al mondo dell’arte. Personalmente, ho una community che apprezza moltissimo il mio lavoro e si diverte con me ad imparare cose nuove. Questa cosa mi rende molto felice!

Dopo il caso Ferragni alle Gallerie degli Uffizi, c’è stato un boom di personaggi famosi in visita ai Musei, spesso sotto richiesta degli stessi. Quali sono le tue opinioni in merito?

Ben vengano gli influencer o i VIP all’interno dei musei! I musei ne hanno solo beneficiato! La pagina Marketing Espresso qualche tempo fa aveva parlato proprio della strategia di influencer marketing che avevano adottato i Musei Vaticani per ripartire dopo la pandemia. Infatti, dopo la visita di Chiara Ferragni, L’Estetista Cinica e Roberto Bolle, si è assistito ad un boom di visitatori di età compresa tra i 15 e il 26 anni. La stessa cosa è avvenuta anche agli Uffizi e al Museo Egizio di Torino. Tutto ciò ha portato, oltre che ovviamente ad un tornaconto economico, alla presenza di moltissimi giovani all’interno delle sale museali che spesso si sono appassionati all’arte! Non male direi, no?

Ringraziamo ancora una volta Ottavia per aver condiviso con noi il suo progetto e la sua visione di divulgazione culturale.
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